Giuseppina Ghersi

A Novi, un piccolo paese in provincia di Savona con meno di 3000 persone, infuria una polemica per una targa: quella che il consigliere comunale di centrodestra, Enrico Pollero, il cui padre era partigiano, vorrebbe dedicare ad una ragazzina di tredici anni brutalmente violentata e uccisa dai partigiani, a guerra finita, senza motivo. Come se potessero esistere motivi a giustificare dei pedofili violentatori!
Il sindaco, medaglia d’oro della Resistenza, è dalla sua parte e quindi il 30 settembre, ben 72 anni dopo la piccola Giuseppina avrà, si spera, almeno una targa a ricordare il suo atroce martirio nella piazza intitolata ai fratelli Rosselli, due antifascisti.
Ma, ovviamente, l’anpi, ovvero l’associazione di vecchie mummie esaltate, non ci sta e ribadisce il su netto NO perchè, cito proprio loro, “Giuseppina Ghersi al di là dell’età era una fascista “.
E aggiungono pure:
“La pietà per una giovane vita violata e stroncata non allontana la sua responsabilità per la scelta di schierarsi ed operare con accanimento a fianco degli aguzzini fascisti e nazisti che tante sofferenze e tanti lutti hanno portato anche nella città di Savona e nella provincia”  – afferma in una nota l’anpi di Savona – falsi e bugiardi, per giunta!
“Eravamo alla fine della guerra , è ovvio che ci fossero condizioni che oggi possono sembrare incomprensibili”, sostiene Samuele Rago, presidente provinciale dell’anpi.
Si, per me sarà sempre incomprensibile il massacro e il brutale stupro di una bambina!
E queste merde, osannate come eroi, la giustificano!
Ma chi era questa tanto temuta fascista bambina, addirttura collaborazionista?
Ecco la sua sua terribile storia, così ve ne fate un’idea:
Giuseppina Ghersi nacque nel 1931 a Savona.
Era figlia di commercianti ortofrutticoli e abitava nell’antica via Tallone, divenuta poi via Donizetti.
A 13 anni era una brillante e diligente studentessa dell’Istituto Magistrale Maria Giuseppa Rossello: voleva diventare una maestra, insegnare.
Amava la cultura, imparare e scrivere.
Vinse perfino un premio ad un concorso a tema ricevendo i complimenti scritti dal segretario particolare del Duce. E questo fu la sua unica rovina:l’essere troppo brava a scuola! Tuttora per i trinariciuti dovremmo essere tutti ignoranti come loro!
Il 29 Aprile 1945 si legge nell’esposto del padre della bambina, Giovanni Ghersi, al procuratore della Repubblica di Savona ( riporto integralmente il testo dal sito: Italiapatriamia.eu http://www.italiapatriamia.eu/):

Alle 5 pomeridiane i partigiani, appena entrati a Savona, chiedono ai Ghersi del “materiale di medicazione” che la famiglia non esita a fornire volentieri.
Il giorno successivo, come di consueto, i coniugi si dirigono verso il loro banco di frutta e verdura, ma in zona San Michele, poco dopo le 6.00 del mattino, sono fermati da due partigiani armati di mitra. Vengono portati al Campo di Concentramento di Legino , situato nella zona dell’odierno complesso delle Scuole Medie Guidobono, dove un terzo partigiano sequestra loro le chiavi dell’appartamento e del magazzino. Dopo circa mezz’ora viene deportata al Campo anche la cognata e i partigiani, senza testimoni, possono finalmente procedere rubando le merci dal negozio e tutti i beni della famiglia presenti in casa. Solo Giuseppina manca all’appello perché ospitata da alcuni amici di famiglia in Via Paolo Boselli 6/8.
I Ghersi, ormai detenuti da due giorni senza lo straccio di un’accusa, chiedono spiegazioni ai partigiani che rispondono rassicurandoli. Viene loro detto che si tratta di un semplice controllo e che hanno bisogno di fare delle domande alla figlioletta. Siccome Giuseppina aveva precedentemente vinto un concorso a tema ricevendo, via lettera, i complimenti da parte del Segretario Particolare del Duce in persona, trattandosi di una bonaria quisquilia, i genitori si persuadono circa le intenzioni dei partigiani e, accompagnati da uomini armati, vanno a prendere la piccola. L’intera famiglia Ghersi viene dunque tradotta nuovamente al Campo di Concentramento dove inizia il primo giorno di follia.
E’ il pomeriggio del 27 Aprile 1945: madre e figlia vengono malmenate e stuprate mentre il padre, bloccato da cinque uomini, è costretto ad assistere al macabro spettacolo percosso dal calcio di un fucile su schiena e testa. Per tutta la durata della scena gli aguzzini chiedono al padre di rivelare dove avesse nascosto altro denaro e oggetti preziosi.
Giuseppina viene picchiata, seviziata e stuprata più e più volte; viene presa a calci come se fosse un pallone invece che una bambina, la rapano a zero per umiliarla e le dipingono la faccia di rosso.
Viene talmente sfigurata dalle botte da diventare irriconoscibile e perdere i sensi.
Giuseppina cade probabilmente in stato comatoso perché, come riferisce l’esposto al Procuratore, “non aveva più la forza di chiamare suo papà”.

Verso sera inizia a piovere e le belve, stanche di soddisfare i propri istinti, conducono Giovanni e Laura Ghersi presso il Comando Partigiano di Via Niella dove viene chiaramente detto che a loro carico non è emerso nulla.
Nonostante ciò i partigiani li rinchiudono nel carcere Sant’Agostino.
Giuseppina subisce da sola un lungo calvario di sofferenze, finché, il 30 Aprile 1945, viene finita con un colpo di pistola per poi essere gettata davanti alle mura del Cimitero di Zinola su un cumulo di cadaveri.
Il corpo viene disteso dal personale del luogo nella fila dei riconoscimenti dove giace per diversi giorni. Qui viene notato dal Sig. Stelvio Murialdo per alcuni agghiaccianti particolari.
Riportiamo, testualmente, dalla memoria del Sig. Stelvio Murialdo:
“E proprio il primo era un cadavere di donna molto giovane; erano terribili le condizioni in cui l’ avevano ridotta, evidentemente avevano infierito in maniera brutale su di lei, senza riuscire a cancellare la sua giovane età.
Una mano pietosa aveva steso su di lei una SUDICIA COPERTA GRIGIA che parzialmente la ricopriva dal collo alle ginocchia. La guerra ci aveva costretto a vedere tanti cadaveri e in verità, la morte concede ai morti una distesa serenità; ma lei , quella sconosciuta ragazza NO!!! L’ orrore era rimasto impresso sul suo viso, una maschera di sangue, con un occhio bluastro, tumefatto e l’ altro spalancato sull’ inferno. Ricordo che non riuscivo, come paralizzato, a staccarmi da quella povera disarticolata marionetta, con un braccio irrigidito verso l’ alto,come a proteggere la fronte, mentre un dito spezzato era piegato verso il dorso della mano.”

La Sig.ra Ghersi viene rilasciata dopo 12 giorni di detenzione ed è costretta a recarsi presso al sede Comunista del quartiere Fornaci per domandare le chiavi della propria casa. Queste le vengono restituite solo il giorno successivo quando, accompagnata da un caporione del PCI, può riappropriarsi parzialmente dell’appartamento: il funzionario politico provvede infatti a sigillare tutte le camere eccetto una stanzetta e la cucina.

E’ quasi estate e il marito viene liberato dal carcere l’11 giugno senza mai essere stato interrogato per tutta la durata della detenzione. In questa circostanza apprende la notizia della morte di sua figlia e, nonostante il tremendo peso che aggrava il suo cuore, ritrova dentro casa la moglie prossima alla follia.

Il Sig. Ghersi si rivolge alla Questura dove, per via delle ruberie, gli viene corrisposto un acconto di 150.000 Lire mentre un agente si offre d’aiutarlo nella rimozione dei sigilli apposti ai locali della propria casa.

L’uomo, dovendo provvedere a moglie e cognata, viene assunto “per compassione” presso il consorzio ortofrutticolo dove riesce a percepire il minimo necessario per sopravvivere.
Sembra quasi che le cose tendano verso una certa normalizzazione, quando la notte dell’11 Luglio, a un mese esatto dalla scarcerazione di Giovanni, si iniziano ad avvertire alcuni rumori che svegliano di sobbalzo la famiglia. Un gruppo non identificato di persone cerca di forzare la porta di casa Ghersi che, fortunatamente, non cede.

Giovanni e Laura non riescono più a sostenere l’onere delle violenze subite e fuggono da Savona affrontando una vita di stenti e povertà incontrando in ogni dove il sospetto dei funzionari politici del Pci.
Situazione del tutto simile a quella dei profughi istriani che, giunti in Italia, si trovano costretti a fuggire in altri paesi per via della pressione esercitata sul Governo, da parte del Partito Comunista Italiano.
“Abbiamo dovuto scappare – si legge nell’esposto del Sig Giovanni – all’alba come ladri, da casa nostra, dalla nostra città , senza mezzi e senza lavoro, vivendo per anni in povertà e miseria, pur sapendo che gli assassini della mia bambina di appena 13 anni, vivevano nel lusso impuniti, onorati e riveriti, con i nostri soldi e di tutti quelli che erano morti o che erano dovuti scappare.

Negli anni ‘5o , Stelvio Murualdo, l’uomo che ritrovò il cadavere della bambina, decise con amici  di fissare incontri periodici per poter dar voce alle storie negate e messe a tecere dai “vincitori”.
Nasce così il primo gruppo dell’Associazione Ragazzi del Manfrei, in ricordo anche dell’Eccidio di Monte Manfrei, il massacro di 200 soldati della Divisione San Marco che vennero trucidati vicino a Savona dopo che furono fatti prigionieri a guerra finita e che il tenente Giorgio Giorgi aveva pattuito  il disarmo dei propri uomini coi partigiani.
Mai fidarsi di certa gente! Gli assassini erano partigiani garibaldini.
Ovviamente gli unici che ascolteranno queste testimonianze sono quelli del MSI, Movimento Sociale Italiano, che vengono immediatamente isolati e guardati con sospetto.
I familiari delle vittime così come i testimoni oculari sono tacciati di essere dei nostalgici del Fascismo e né i giornali né gli autori di storia locale concedono cittadinanza a simili storie ( vi ricorda qualcosa? Magari la situazione attuale che siamo vivendo).
Decenni dopo, nel 2005, dopo anni di silenzio forzato e di negazione della verità, si ha finalmente un giorno del ricordo per i martiri delle Foibe, chiaramente voluto dal centrodestra e contrastato in tutti i modi dai vigliacchi partigiani che non avrebbero mai voluto che si conoscesse la verità sulle loro aberranti atrocità! Loro volevano continuare a essere considerati, ingiustamente, eroi senza macchia! Altro che macchie! E tutte di sangue innocente.
E’ dal 2008 che si chiedeva una targa per la piccola Giuseppina Ghersi.
Sempre negata!
A scuola ti fanno studiare molto bene Anna Frank, ma sulle bambine torturate e stuprate dai partigiani non ti dicono niente ( io invece si, racconto proprio tutto, sappiatelo).
L’ex senatore del Pci Giovanni Urbani, all’epoca commissario politico della divisione partigiana Gin Bevilacqua, ha dichiarato, pensate un po’:
«Sono sceso a Savona proprio quel giorno ma non sapevo di questo episodio che merita di certo un approfondimento negli archivi. Non sarebbe un caso isolato. Venivamo da una guerra civile in cui era successo veramente di tutto»
Ma guarda, i crimini dei loro protetti non li conoscono mai! Complimenti per l’informazione!
Poi arriva una tale  Vanna Vaccani Artioli, per 27 anni Segretaria Provinciale e Consigliere Nazionale dell’Anpi, che  afferma:
«Mi ricordo Giuseppina Ghersi. Era poco più che una ragazzina ma collaborava con i fascisti. La sua fu sicuramente un’esecuzione».
Fu anche uno stupro da parte di vigliacchi schifosi pedofili e una tortura, mia cara!
Ti ricordo che fu massacrata di botte fino al coma!
L’infondata accusa di collaborazionismo non può essere ribattuta perché, nel contempo, i parenti di uno dei partigiani probabilmente coinvolti nel fatto, denunciano La Stampa richiedendo un risarcimento che per legge spetta loro visto che il crimine in questione è stato amnistiato dalla Repubblica Italiana e a nessuno può essere imputato.
Quando si dice avere la faccia come il culo!
Il fatto che ci sia stata l’amnistia non cancella mica l’orrore del crimine, miei cari brutti bastardi!
Dovreste solamente vergognarvi! E hanno pure pretesoi un risarcimento!!!
Mi fate schifo!
Grazie a questo i  giornali scelgono di non parlare più del fatto fino all’11 febbraio 2010 quando La Stampa concede un piccolo ritaglio alla notizia dell’interpellanza del Consigliere Comunale Alfredo Remigio che, in sostegno all’iniziativa lanciata dai Ragazzi del Manfrei, chiede che sia “intitolato uno spazio pubblico o, quantomeno, istituito un Giorno del Ricordoin memoria di Giuseppina Ghersi”. Il Comune di Savona respinge la richiesta e in tutta Italia, via internet, sorgono gruppi spontanei in sostegno alla memoria di Giuseppina Ghersi.  Non siamo mica tutti ignoranti e lobotomizzati!
Tranne, ovviamente, i  Settori dell’estrema sinistra che insorgono su vari siti e blog.
La verità non si deve sapere! Guai a diffondere la verità! Si sa mai che perdano voti e sostenitori….

L’enciclopedia “libera” Wikipedia nega ripetutamente la possibilità di redigere una pagina a memoria dei fatti, mentre l’anpi, alla richiesta di collaborazione avanzata dai Ragazzi del Manfrei,risponde col silenzio.

Segnalo che l’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani, Sezione Sestri Levante e Tigullio, si è dissociata dall’Anpi sulla targa intitolata a Giuseppina Ghersi, dichiarando in una nota che:
“Non può condividere l’ostilità a una iniziativa, come quella del Comune di Noli, che si limita a rendere la dovuta memoria a una vittima innocente degli eccessi della guerra di Liberazione”.

Mentre ci tengo a riportare ancora le parole del presidente anpi Samuele Rago per far capire bene che razza di merde siano questi “eroi”:

“Eravamo alla fine della guerra è ovvio che ci fossero condizioni che oggi ci appaiono incomprensibili. Era una ragazzina ma rappresentava quella parte là. Una iniziativa del genere ha un valore strumentale protesteremo”.


Una bambina brutalmente massacrata di botte e violentata insieme alla madre davanti al padre  da dei partigiani pedofili e vigliacchi che ancora si rifiutano di riconoscere i propri schifosi crimini! Vergognatevi! Siete rivoltanti, feccia sub umana!

Ricordiamo anche alcune della altre bambine e ragazze vittime di queste merde sub umane:
–  Luciana Minardi, di soli 16 anni, ausiliaria della flottiglia Decima Mas, torturata, violentata e uccisa dagli eroici partigiani a Cologna Veneta nel Maggio 1945.
Fu una violenza di massa.
Durante le violenze uno dei partigiani pedofili continuava a ripeterle: “Chiama la mamma, porca fascista!”
– Norma Cossetto, studentessa universitaria di 24 anni istriana, medaglia d’oro al merito civile alla memoria, violentata, torturata e gettata nelle Foibe dai partigiani comunisti titini.
Ma ce ne sono tante, troppe altre, rimaste senza giustizia!

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i Partigiani umiliano le donne repubblichine

L’arresto della piccola Giuseppina

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24 pensieri su “Giuseppina Ghersi

  1. Pazzesco sono senza parole.

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  2. Non ero a conoscenza di usata famiglia grazie

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    • Come ho scritto,nelle scuole studi Anna Frank ma Giuseppina Ghersi,Norma Cossetto e le altre si guardano bene dal nominarle! Sempre perché viviamo in un paese “democratico” in cui vale l’unico pensiero:quello rosso!

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  3. Sono senza parole…
    Se stai dalla parte sbagliata non hai diritto a nessuna giustizia?

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    • Questo fa ben capire la schifosa ipocrisia di questa marmaglia,gli stessi che si riempiono la bocca con solidarietà e accoglienza per gli immigrati ma non permettono il pensiero e la giustizia a chi non la pensa come loro.Poi per loro è la parte sbagliata:per migliaia e migliaia di persone era,ed è ancora,la parte giusta.

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  4. Il problema è che siamo ancorati alla “etichettatura” delle persone.
    Tu sei nero o giallo, comunista o fascista, milanista o juventino, alto o basso, ricco o povero.
    E ognuna di queste etichette, per gli ignoranti, diventa importante per creare opposizioni.

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  5. ROSARIO ZAPPALA'

    Lo vedi Indy? questa cloaca di partito riesce solo a produrre deficienti, senza un minimo di umanità e senso dell’onore; sempre pronti a difendere i loro interessi particolari, a fare monumenti a criminali, a difendere gli invasori e gli invasati, per non aggiungere altro (tanto l’idea l’abbiamo ben chiara).
    Buona domenica

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    • L’idea é fin troppo chiara,caro Ross:negano targhe e ricordi ai morti causati da loro,perfino ai bambini violentati e uccisi dai loro bastardi pedofili! Sala vuole addirittura negare la corona di fiori ai caduti di Saló….E se uno avesse un parente sepolto lí deve negargli un ricordo solo perché le merde ABUSIVE al governo la pensano diversamente???

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  6. Ciao, ci sono riferimenti all’età dei componenti della sezione ANPI di Savona?

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    • No, saranno mummie ormai! Mummie parlanti che ancora coprono i propri crimini. Quelli che hanno mostrato nelle interviste erano belli attempati,come quelli che in Toscana daranno lezioni sulle Foibe….e poi ci sono i loro eredi che non hanno senso perché non sono partigiani. Un’associazione inutile oltre che ipocrita,falsa e dannosa!

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  7. Sai che l’altro giorno ho letto un articolo su di lei 😊

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  8. Dopo che ne avevi parlato tu qui, mi è capitato di leggere di lei e ti ho pensato perché è stato bello leggere una storia che avevo appena scoperto☺

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  9. Cara Indy, questa rievocazione fa accapponare la pelle e sembra incredibile. Ma basta leggere i libri di Giampaolo Pansa per capire come le cosiddette Brigate Garibaldi, che erano poi la maggioranza dei partigiani, spinte dai caporioni a tentare di tutto per creare un’altra repubblica satellite dell’URSS alla fine del conflitto abbiano condotto le loro operazioni di “liberazione” con una ferocia ingiustificata. Spesso non hanno esitato a uccidere i loro stessi compagni di lotta solo perchè facevano parte dei “pochi” gruppi non rossi. E che dire dei loro sistemi di lotta terroristici? I GAP individuavano le loro vittime, spesso anonimi cittadini con qualche sospetto di fascismo, li seguivano in strada per assassinarli con un colpo di pistola. E che dire della vigliaccheria con la quale si sono trincerati nelle fogne dopo l’attentato di Via Rasella e lasciato che avvenisse l’eccidio delle Fosse Ardeatine?
    Questi sono i partigiani, o meglio erano, perchè si spera che ne siano rimasti davvero pochi.
    Ma quei pochi non trascurano occasione per attribuirsi i meriti di aver liberato l’Italia ignorando il fatto che senza gli Alleati saremmo forse ancora in ballo!

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    • Altro che liberare l’Italia:questi schifosi volevano farci diventare tutti comunisti! Una sporca colonia russa. Invece siamo diventati una colonia americana…. A fine guerra hanno ucciso altri partigiani perché non volevano diventare comunisti. Le zecche rosse sono così:o come loro o ti uccidono! E poi si permettono di insultare i Fascisti! Si vede infatti cos’è diventata l’Italia dopo il Duce!

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