Per non dimenticare mai le stragi di innocenti civili giapponesi, che pagano ancora oggi, ripropongo un mio vecchio articolo. Tutti si ricordano dell’eccidio degli ebrei, ma, chissà perché, in pochi si dimenticano di quello subìto dai giapponesi ( tra gli altri): forse perché quando sono gli americani ad ammazzare, sterminare senza pietà dei Popoli, tra cui i loro stessi unici veri Nativi, allora va tutto bene? Chissà.
6 Agosto 1945
La seconda guerra mondiale finì, in Europa, con il suicidio di Hitler
il 30 Aprile del 1945 e con la successiva resa dei suoi successori
l’8 Maggio del medesimo anno dopo l’occupazione sovietica e
angloamericana della Germania.
Gli unici a resistere ancora erano gli alleati dei nazi fascisti in oriente, il fierissimo, valoroso ed orgoglioso Popolo Giapponese.
Il 26 luglio 1945 Truman e gli altri capi di Stato Alleati stabilirono,
nella Dichiarazione di Potsdam,i termini secondo cui i giapponesi si sarebbero dovuti arrendere.
Il 27 Luglio i giornali giapponesi riportarono la dichiarazione,
il cui testo venne diffuso anche radiofonicamente in tutto l’impero
del Sol Levante, ma il governo militare la respinse.
Anche perché i soliti furbastri americani si erano ben guardati dal nominare l’esistenza della micidiale bomba atomica!
Provabilmente gli bruciava ancora Pearl Harbor!
I giapponesi, popolo meraviglioso, tradizionalmente dedito all’onore, non si sarebbe mai arreso con tanta facilità: molti di loro, seguendo il Codice dei Samurai,
avrebbero combattuto fino alla morte. In tanti sarebbero diventati
kamikaze, vento divino, immolandosi per i propri ideali contro il nemico ( ma solo in guerra perchè i giapponesi, a differenza di altri ben noti vigliacchi, non vanno in giro a farsi saltare per aria tra i civili).
Per piegare questo tenace avversario, e per dimostrare al mondo
la propria nuova potenza militare, l’America non esitò a ricorrere
alla sua nuova scoperta : la bomba atomica.
E dove sperimentare la potenza distuttiva di questa nuova arma se
non su delle città abitate da civili inermi? Questa disgustosa
vigliaccheria contraddistingue gli americani da sempre, da quando
attaccavano i villaggi dei Nativi Americani quando i guerrieri erano
impegnati altrove, massacrando così innocenti donne, anziani e bambini.
Esattamente come accadde, in chiave moderna, il mattino del 6 Agosto
1945 alle 8:15, quando i bambini erano già a scuola o all’asilo e i genitori
al lavoro, come in ogni qualsiasi altro normalissimo giorno.
A quell’ora l’aereonautica militare statunitense sganciò la prima bomba
atomica, chiamata affettuosamente dalla loro mente malata Little boy,
da un aereo b-29 chiamato Enola Gay come la madre del pilota, Paul Tibbets ( direi che c’è da andarne fieri!), sulla città giapponese di Hiroshima, devastandola totalmente.
Tre giorni dopo, il 9 Agosto, non contenti, sganciarono un’altra di queste micidiali bombe, questa volta dal b-29 Bockscar, chiamandola Fat man ( ma quanto sono idioti gli americani?) sulla vicina città di Nagasaki.
Due lampi di fuoco accecanti d’uranio e plutonio che arsero e dissolsero la vita in due città intere.
E che cambiò per sempre la storia del mondo e della guerra.
La bomba Fat man aveva, oltretutto, una potenza di 25 kilotoni, praticamente il doppio di quella esplosa su Hiroshima, che sterminò in un istante circa 78 mila persone!
A Nagasaki i morti sul colpo furono quasi la metà perchè la città era protetta dalle colline e quel giorno c’erano anche le nuvole in cielo a difenderla.
Ma purtroppo le conseguenze devastanti di queste bombe di morte non finirono con il bombardamento: i superstiti, hibakusha, vissero ancora cose orribili: dalle malattie da radiazioni, come i tumori di vario genere, alle malformazioni genetiche.
Il terreno, l’acqua e l’aria rimasero contaminati per anni e anni, continuando a spargere il veleno e morte nei corpi di innocenti giapponesi.
Il numero di vittime dirette è stimato tra 100 000 a 200 000, quasi esclusivamente civili, confermando che la bomba atomica è di fatto un’arma di distruzione di massa. Ma in seguito furono molte, molte di più le vittime, che ancora oggi riportano i danni delle radiazioni.
Il numero delle vittime uccise dagli americani è quindi indefinibile!
Ma essi ancora non se ne vergognano, anzi!
Nella riunione svoltasi negli Stati Uniti nel Maggio 1945 si discusse
su dove sarebbe stato meglio, dove cioè avrebbe dato più spettacolo,
sganciare le due bombe: città o arsenali militari. Scelsero le città!
Perchè l’annientamento di due città avrebbe avuto molto più impatto
psicologico e spettacolare sulla popolazione giapponese e sul resto del
mondo, il che avrebbe dimostrato a tutti la superpotenza americana!
Migliaia di vittime indifese per dimostrare quando schifo fa
l’America, la sua ipocrisia e la sua strafottenza!
La scelta cadde prima su Hiroshima per la sua importanza industriale
e per la ( scarsa) presenza di alcune basi militari, e anche perchè
non aveva al suo interno campi con prigionieri di guerra.
Gli americani giustificano quest’orrendo crimine contro l’umanità dicendo
che non c’era altra scelta, che i giapponesi non si sarebbero mai
arresi e si dovevano evitare altre perdite nell’esercito americano.
Fonti storiche sostengono che invece il Giappone fosse già vicino alla
resa. Alcuni fonti affermano si fosse già arreso alla Russia, ancora
URSS, prima dei bombardamenti, ma che gli americani volessero
mostrare proprio ai sovietici, futuri provabili nemici, la propria forza e
dare a quegli orgogliosi giapponesi, tanto simili nella fierezza agli odiati
Nativi Americani, una lezione esemplare!
Dopo la devastazione di Hiroshima l’allora presidente americano
Truman annunciò, con tutta la sua americana democrazia e umanità:
«Se non accettano adesso le nostre condizioni, si possono aspettare
una pioggia di distruzione dall’alto, come mai se ne sono viste su
questa terra»
L’8 agosto furono lanciati volantini e furono dati avvertimenti
al Giappone da Radio Saipan (la zona di Nagasaki non ricevette volantini di avvertimento fino al 10 agosto, nonostante questa campagna informativa continuasse dall’inizio del mese).
Nagasaki, oltretutto, era una città fortemente ostile al fascismo
giapponese: erano tradizionalmente socialisti e cristiani.
Inoltre avevano campi di prigionia in cui erano detenuti prigionieri
britannici ( non americani però, eh); era uno dei più importanti porti
del Giappone meridionale, oltre che città produttiva dal punto di vista
industriale e bellico.
Gli operai che vi lavoravano vivevano tutti in casette di legno accanto
agli stabilimenti. Casette facilmante infiammabili.
Per fortuna parecchie persone avevano già abbandonato la città ai
bombardamenti precedenti, in cui venne distrutto l’Ospedale e
Scuola Medica di Nagasaki.
Il fisico e filosofo tedesco Albert Einstein e il collega Leo Szilard,
con cui collaborò allo studio sull’atomica sottovalutandone i
devastanti effetti, scrisero questa significativa lettera al presidente
americano Roosvelt:
« Se i tedeschi avessero gettato bombe atomiche sulle
città al posto nostro, avremmo definito lo sgancio di bombe
atomiche sulle città come un crimine di guerra, e avremmo
condannato a morte i tedeschi colpevoli di questo crimine a
Norimberga e li avremmo impiccati. »
Nessuna condanna, invece, per i criminali americani, perchè le
loro guerre ed i loro massacri sono sempre giusti!
Pochi giorni prima del lancio della bomba molti scienziati affermarono
che il potere distruttivo dell’atomica poteva benissimo essere
dimostrato senza fare vittime, sganciando le bombe in zone disabitate
del Giappone come avvertimento.
Furono ignorati perchè le bombe erano molto costose e per il governo
americano non poteva permetterne lo spreco: meglio uccidere,
sterminare l’avversario, annientarlo totalmente!
In realtà, vigliacchi come sono sempre stati, avevano paura che
i Giapponesi scoprissero subito un modo per neutralizzare la loro
preziosissima arma ( vabbè che sono super intelligenti i Giapponesi,
però….).
Oggi la bomba atomica tiene in scacco l’ intero mondo e la
sua pace.
Le nostre vite, e l’esistenza dell’intero pianeta, sono praticamente
in mano a coloro che detengono queste armi di distruzione di massa,
ora ulteriormente potenziate.
Davvero era molto meglio se restavamo scimmie!
Come simbolo di questi morti innocenti voglio ricordare la piccola Sadako Sasaki.
“Questo è il tuo pianto. La nostra preghiera. Pace nel mondo.”
Sadako Sasaki era una bambina giapponese nata a Hiroshima nel 1943, vissuta
con la sua famiglia vicino al Ponte di Misasa.
Quando la mortale bomba atomica americana esplose sulla sua città, lei aveva appena due anni e si trovava in casa sua con la sua mamma, a circa due chilometri dall’esplosione.
La piccola Sasako non bruciò viva come tantissimi altri bambini, non lasciò la sua ombra di cenere come ultimo ricordo del suo corpo, nè la sua carne non si sciolse all’improvviso.
Lei si salvò e crebbe forte e vivace. Amava lo sport e divenne un’atleta, proprio come lo sono stata io.
Correva e si allenava con gioia e impegno ogni giorno.
Proprio durante un allenamento, all’età di unidici anni, Sadako si sentì improvvisamente
male: ebbe una fortissima nausea e vertigini e cadde a terra.
Fu l’ultima volta che provò la gioia di correre.
Trasportata in ospedale scoprì che la bomba atomica non aveva risparmiato
neanche lei : le fu infatti diagnosticata una gravissima forma di leucemia causata dalle radiazioni, volute per la sua gente dagli americani.
Per farle coraggio e darle speranza l’amica del cuore Chizuko Hamamoto le raccontò un’antica leggenda giapponese secondo cui, a chi fosse riuscito a creare mille gru, uccello simbolo di longevità, di carta, sarebbe stato concesso di realizzare un desiderio.
Lei realizzò la prima per Sadako con la tecnica meravigliosa dell’origami.
Sadako s’impegnò per crearne il più possibile con tutto quello che trovava in giro,
perfino con le scatole dei suoi farmaci, perchè voleva tornare al più presto a correre ( per un’atleta il dover restare a letto indebolito è la tortura peggiore, credetemi), ma soprattutto voleva curare tutti i malati, eliminare la sofferenza dal mondo e portare la pace tra i popoli.
Rimase poco più di un anno in ospedale.
Vi morì dopo una lunga sofferenza con la sua ultima gru tra le mani: si dice fosse la numero 1300, tra quelle fatte da lei e quelle regalatele dai suoi tanti amici.
Tutte andarono a ricorpire il suo corpo nella piccola tomba.
Era il 25 Ottobre 1955.
Amici e compagni di scuola pubblicarono una raccolta di lettere per raccogliere fondi per costruire un monumento in memoria sua e degli altri bambini morti in seguito alla bomba atomica americana sganciata su Hiroshima, sui civili. sui bambini.
Dal 1958 la sua statua tende una gru dorata verso il cielo all’Hiroshima Peace Memorial.
Su una targa ai suoi piedi è stato inciso:
Questo è il tuo pianto. La nostra preghiera. Pace nel mondo.
Tantissimi visitatori lasciano una gru con un messaggio per lei.

Non dimentichiamo gli effetti della stupidità umana:






