Archivi del mese: novembre 2016

Cacciatori di merda!

Tutti sapete quanto odio la caccia e chi la pratica: esseri sub umani con la merda al posto del cervello, che si divertono a uccidere vittime innocenti.
Loro amano la morte ( degli altri), sono dei sadici che amano sparare ad uccelli che volano liberi, agli animali dei boschi, privare vigliaccamente della vita creature indifese.
Ecco un altro esempio del loro schifoso essere:
Domenica mattina sui monti di Corniglio, provincia di Parma, la signora Silvia si gode una bella passeggiata nel sole domenicale sui sentieri del Cai in compagnia della sua adorata cagnolina Maggie, una meticcina di appena un anno e mezzo.
All’improvviso sente uno sparo vicinissimo e vede la sua Maggie cadere a terra con appena il tempo di un guaito: morta sul colpo!
Uccisa da uno dei tanti bastardi che gode nell’uccidere gli animali.
Costui, avvicinandosi alla “preda” colpita, ha avuto il coraggio di giustificarsi dicendo di aver scambiato la cagnolina per un cinghiale!
E poi, come se non bastasse,lui e i suoi amici dementi hanno aggiunto che il cane era del colore sbagliato….
Ma ci rendiamo conto??? Qui gli unici a essere sbagliati sono i cacciatori e le loro menti da sub umani schifosi! Fosse stato il mio cane li avrei ammazzati tutti con le mie mani!
Questo rivoltante espisodio mi ricorda uno di diversi anni fa, quando ero un’adolescente ma addestravo già cavalli.
Ero a godermi una passeggiata in groppa a Jessica,quella che poi sarebbe diventata la zia delle mie cavalle, di prorpietà di un amico, e altri amici di cavallo, quando all’improvviso uno sparo davanti a me fece impennare Jessica, che guidava con me la fila, al punto che a momenti ci ribaltavamo all’indietro.
Dai cespugli escono cani latranti ed un idiota di un cacciatore con ancora in mano il fucile fumante, seguito da altri due imbecilli come lui.
Dissero che avevano scambiato la cavalla per un capriolo! Un capriolo di quasi 1,70 cm e col pelo rosso come il fuoco!
Io non ci ho più visto e, complice l’adrenalina a mille per lo spavento, sono saltata direttamente dalla cavalla sul cacciatore, e gliene ho date tante, ma tante che sentivo le sue ossa e i suoi denti rompersi sotto i miei calci e pugni.
Dovettero intervenire quattro dei miei amici per tirarmi via. L’idiota ha fu ricoverato in ospedale per fratture multiple.
Alla sua denuncia risposi per la legittima difesa, e considerando che lui era armato e io no, e che aveva sparato praticamente addosso al mio cavallo, alla fine la denuncia se l’è beccata lui! Da quel giorno, tutte le volte che mi vede da quelle parti, cambia subito strada. So che non va più a caccia…
Rendiamoci conto a che gente danno in mano le armi!
Ebeti che sparano a qualsiasi cosa si muova chiedendosi dopo che cosa sia!
E poi si stupiscono se  c’è chi gode quando si ammazzano tra di loro!
Ma si ammazzassero fino ad estinguersi questi bastardi!
Basta con la caccia: chi gode a privare della vita gli altri va rinchiuso, non mandato in giro armato! Scusate lo sfogo ma davvero non sopporto la loro malata arroganza, tipica dell’omuncolo che si sente grande solo perchè ha un’arma in mano. Altrimenti sa di valere meno di una merda.
Noi, quando abbiamo comprato questa casa, abbiamo recintato tutta la proprietà per tenerli lontani! Il primo anno ci hanno perfino tagliato una rete per entrare nel podere e uccidere i cerbiatti che vivono tranquillamente nel bosco, ma li abbiamo mandati via a fucilate nel sedere ( abbiamo tutti il porto d’armi a casa mia, suocero compreso)! Vedeste come scappano quando gli spari sono diretti a loro, i vigliacchi!
Ovviamente abbiamo fatto in modo di non colpirli direttamente, ma solo vicino ai piedi come prima volta, per avvisarli che le reti le vanno a tagliate a casa loro.

Un grande abbraccio alla signora Silvia, anche se non la conosco. E soprattutto alla piccola Maggie, morta per colpa dell’imbecillità di sadici e di chi permette loro di girare con un fucile!

 

«I cacciatori hanno sparato e ucciso la mia Maggie»

La piccola Maggie

 

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Sul consumismo

Quanti di voi sanno cos’è il consumismo e quanto ne siamo vittime più o meno inconsapevoli?
Forse non tutti sanno che il consumismo come lo conosciamo oggi, quello che fa businness, nacque durante un Natale del 1924 a Genova:lì si riunirono i  più grandi produttori occidentali del mondo di lampadine, il Carteollo Phoebus, per decidere che nessuno avrebbe più potuto produrre una lampadina che durasse più di mille ore. Perchè se durava se ne sarebbero vendute meno. Nasceva così la così detta  “obsolescenza programmata”: una strategia, applicata poi a tutti i prodotti in commercio, che stabilisce la durata di un prodotto per delimitarne la funzionalità e l’integrità limitate ad un periodo prefissato. Scaduto il tempo il prodotto comincia a funzionare male fino a non funzionare più. Così si rende necessario acquistarne un altro.
Oppure diventa obsoleto, antiquato e fuori moda, così che la persona ne desideri uno più moderno per sentisi al di sopra o uguale agli altri.
Ci sono prodotti che diventano uno staus vero e proprio.
Per rendere un prodotto fuori moda e non più apprezzabile ai più, i burattinai si servono della pubblicità, spesso infarcita di messaggi subliminali, così da rendere desiderabili i prodotti nuovi. Quando magari il prodotto nuovo ha solo una minima cosa diversa da quello vecchio.
Come i telefonini, ad esempio: nati solo per telefonare anche fuori casa sembrano diventati indispensabili per la vita di tutti. Le persone sembrano rincretinite dalle app, dagli schermi che prima erano bello se minuscoli e adesso se sono enormi, ecc..
Se non hai il telefonino ultimo modello sei uno sfigato!
O un alternativo, comunque sei guardato in un certo modo.
Vogliamo poi parlare delle cover? C’è gente che ne ha a centinaia e ne cambia una al giorno finchè non cambia telefono ( adesso tra l’altro durano pochissimo).
E i social? Quale enorme fenomeno consumistico che sono! Tutti a vivere sui social, almeno tre o quattro diversi, a condividere ogni momento piuttosto che assaporarlo intensamente.
Io ho studenti che hanno il telelfonino in mano fin dal primo mattino!
E non staccano gli occhi finchè non do ordine di spegnerlo.
Come arriva la ricreazione via a scatti, video ecc.
Ma ci rendiamo conto? Anch’io lo uso, ma solo quando mi è indispensabile.
Per le foto preferisco la mia vecchia macchina fotografica, sui social non ci sono, e non ci sarò mai, ho solo questo blog.
Sinceramente quanto vi sentite usati dal consumismo? Quanto vi rendente conto di essere solo delle marionette manovrate da chi vuole spremerci i soldi e arricchirsi inducendo desideri per cose futili?
Quanto cercano di far venir meno la spiritualità per il materialismo.
Molti mi danno dell’aliena perchè penso e dico queste cose e perchè educo i miei figli prendendo come modelli gli animali: un animale desidera solo quello che gli serve veramente, che gli è necessario. Non si fa usare come un robotttino ubbidiente, non permette che qualcun altro decida cosa gli piace e cosa no e per quanto tempo.
Perfino feste sacre come il Natale sono diventate occasioni per il consumismo!
Per me è aberrante!
Io ho imparatao dagli animali e ne sono fiera: sono molto spirituale e quasi per niente materialista. Su di me la pubbicità non funziona per niente! E nemmeno le mode che pensano per noi o i percorsi studiati dei supermercati.
Ad esempio: servono scarpe o maglioni? Si comprano solo quelli necessari, comodi e caldi, che facciano sentir bene. Niente firme. Niente mode.
E voi che ne pensate?
Siete consapevoli o vi siete fatti fregare? Siate sinceri.

 

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Complimenti!

In Marocco insegnano alle donne come coprire le botte dei mariti

Mentre in Italia si organizzavano cortei per manifestare contro la violenza sulle donne e i femminicidi, tragedie che non hanno confini nè di razza, nè di nazionalità, nè di colore politco, la tv di Stato del Marocco non ha trovato niente di meglio da fare che trasmettere un tutorial che insegna alle donne non a denunciare le violenze subite dagli “uomini” di casa bensì a come nasconderle!
Il 23 novembre, durante la puntata di Sabahyate, programma pomeridiano trasmesso dal canale 2M dedicato appartenente alla tv di stato e rivolto a un pubblico femminile,è stato trasmesso un tutorial di trucco per insegnare alle donne come coprire i segni delle percosse lasciate dai mariti o dagli “uomini” in generale  troppo violenti!
Cose come:
“Spero che questi consigli possano aiutarvi nella vostra vita quotidiana -ha suggerito la truccatrice a una donna dal volto tumefatto utilizzate una cipria in polvere per fissare il trucco e poter lavorare tutto il giorno senza mostrare i lividi”.
Massì, fate come se nulla fosse! Coprite i segni delle botte di vigliacchi bastardi senza coglioni!
A denunciare il vergognoso contenuto della trasmissione è stata una giornalista marocchina, Samia Errazzouki pubblicando alcuni pezzi del tutorial sul suo account di ttwitter.
Dopo le innumerevoli proteste la tv di stato ha deciso di rimuovere l’intera puntata dal proprio sito ufficiciale con le ipocrite scuse di circostanza dell’emittente:
“La direzione – ha scritto sul proprio account Facebook – giudica la rubrica completamente inadeguata e figlia di un errore di valutazione editoriale tenuto conto della sensibilità e della gravità del tema della violenza fatta sulle donne”.
Ma ormai il danno è fatto, ed ha scoperto una realtà per noi troppo allucinante da capire: mentre qui ci scandalizziamo, non accettiamo e ci opponiamo con ogni mezzo alla  violenza contro le donne, e contro la violenza in generale, in altre realtà, in altri paesi, questa è la normalità: è normale che a una donna, considerata essere inferiore, venga usata violenza!
Tutto questo è inaccettabile! E’ inutile fare manifestazioni, pulpiti ed esibire scaprette rosse fino a quando al mondo ci sarà una sola donna che subisce violenza perchè considerata un essere inferiore all’uomo! Qui si deve cambiare la mentalità, la sottocultura di certi omuncoli, di certi popoli che oltretutto sono venuti a vivere in Europa senza adeguarsi alla parità di genere che vige qui: infatti tengono le loro donne recluse in casa, coperte di veli, e  usano loro violenza ogni volta che vogliono rimanendo impuniti.
Qualche sub deficiente si è perfino permesso di dire che quella è la loro “cultura” e che bisogna rispettarla.
Che imparino loro a rispettare colei che dà la vita! A rispettare ed amare l’unicità della donna e il suo essere meraviglioso. Nascere donna è un dono che certi schifosi esseri inferiori di sesso maschile ( non li chiamerò mai uomini per non offendere i maschi veri) devono imparare a rispettare e smettere di temere e invidiare.
Donne ricordate: non va perdonato nemmeno uno schiaffo!
Chi alza le mani su di voi non è un essere umano, ma una merda schifosa che va fermata al primo colpo. Se non siete in grado di restituirgli le botte, chiedete aiuto. E denunciate sempre! A tutte consiglio corsi di autodifesa e di autostima, perchè solo chi ama e rispetta sè stessa è in grado di riconoscere il proprio valore e lo schifo che è chi non lo rispetta.
Noi donne valiamo! Non permettiamo mai a nessuno di calpestarci!

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Un’artista speciale

Si chiama Annette Gabbedey e grazie alle sue stupende creazioni e miniature è una dei più apprezzati gioiellieri inglesi.
Cos’ha di speciale oltre al talento e alla creatività?
Fa tutto questo senza avere le dita!
Non le ha perse, è nata così,senza le dita, e per lei è una cosa del tutto normale, non ne sente la mancanza.
E  non usa neppure utensili speciali per il suo lavoro, ma si limita ad adattare i normali attrezzi di gioielleria alle sue spiccate capacità artistiche.
Confida Annette in un’intervista:
Guardo le persone con le dita, e mi domando come facciano perché le dita finiscono sempre in mezzo. E’ solo la percezione di come vedi te stesso, e io sono nata così e non ho mai conosciuto nulla di diverso.
Fare gioielli è una cosa molto basata sul tatto ed è qualcosa che fai con le mani. Ho un’ottima sensibilità nelle mani, e posso sentire tutto quello che tocco”, continua la donna che però non nega come molti suoi clienti rimangano sorpresi della sua condizione.
Ma la cosa non le crea problemi, anzi, è contenta quando i bambini le fanno domande, nonostante l’imbarazzo dei genitori che sono meno “innocenti” di loro:
Devono imparare da piccoli che il mondo è fatto di tanti tipi di persone diverse”. – conclude la talentuosa Annette.
Complimenti! E’ un esempio per tutti quelli che si sentono in possesso di limiti. Come dico sempre, i limiti sono nella nostra testa, ed è con la nostra testa che si possono superare.
E complimenti anche per i gioielli che sono davvero bellissimi!

https://www.youtube.com/watch?v=A9DvHUTsmGU

Annette Gabbedey

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Il giorno del ringraziamento

Il quarto giovedi di Novembre è un giorno molto sentito dai nuovi americani: è il giorno del ringraziamento!
Oltre che per l’immane strage di innocenti tacchini, oltre 40 milioni vengono massacrati perchè qualcuno fa festa,questo giorno ricorda ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, l’invasione degli europeri a danno dei Nativi Americani.
Accadde questo: i padri pellegrini, o puritani, che si sentivano perseguitati in Inghilterra, loro vera patria, per le loro idee un tantino troppo integraliste, decisero, nel XVII secolo, di abbandonare casa per recarsi nel Nuovo Mondo al di là dell’Oceano, più precisamente nell’America del Nord.
Nel 1620 a bordo della nave Mayflower, un manipolo di poco più di cento persone tra uomini, donne e bambini, approdarono sulle coste Americane.
Molti di loro si erano ammalati ed erano morti durante il viaggio.
Furbi com’erano arrivarono d’inverno e pensarono bene di stanziarsi su terre già abitate dai Nativi Americani. Ma a loro non importava molto e quindi costruirono le loro case e chiese sui terreni non di loro proprietà e cominciarono a cacciare nei territori altrui.
Presuntuosi com’erano si erano portati dei semi da casa con la pretesa che crescessero anche lì e dessero frutti.
Invece no: il terreno era diverso, il clima anche, insomma non crebbe un bel niente e gli sciagurati pellegrini si ritrovarono decimati con un altro inverno alle porte e senza provviste.
Per fortuna i Nativi Americani, anime grandi quanto candide, ebbero pietà di loro e indicarono agli invasori quali prodotti coltivare e quali animali allevare, ad esempio granturco e tacchini. E più di una volta divisero il cibo con loro per non farli morire di fame.
Pare che i pellegrini, irrispettosi come sempre delle cose altrui, scoprirono certi semi andandoli a rubare dalle dispense dei Nativi, per la precisione dei Winnebago, tribù che viveva nell’attuale Wisconsin.
Come ebbero i loro raccolti, gli ingrati invasori indissero un giorno del ringraziamento a Dio e non ai Nativi, ai quali dovevano di fatto la vita.
E non li invitarono affatto, come viene raccontato, al primo giorno del ringraziamento ufficiale: furono i Nativi a capitare dalle loro parti allarmati per il rumore di spari. E furono sempre i Nativi a condividere con i pellegrini la loro carne di cervo appena cacciata: fu per questo che pranzarono insieme!
Altro che gratitudine e inviti!
Non c’è mai stata gratitudine da parte degli stranieri invasori per l’aiuto offerto loro dai Nativi: i Winnebago fu una delle tribù che patì maggiormente la presenza oppressiva dei bianchi. La terra, che un tempo era loro, gli fu rubata e  per sempre negata anche come riserva.
Come se non bastasse il 29 giugno  1676  Edward Rawson, segretario della colonia del Massachusetts, fece un proclama ufficiale per la festa del tacchino per conto del governatore della contea di Charlestown il quale aveva deciso di indire un giorno di ringraziamento per celebrare la vittoria contro gli “indigeni pagani”, cioè gli stessi Nativi Americani che avevano accolto e condiviso il territorio con Bradford e gli altri fondatori della colonia di Plymouth, e per festeggiare la loro buona sorte che altro non era che merito esclusivo dei selvaggi Nativi pagani. Senza di loro i poveri stupidi pellegrini sarebbero tutti morti…..
La tradizione, poi, si estese a tutto il paese con date più o meno fisse.
Adesso si festeggia in America il quarto giovedì di Novembre e in Canada il secondo lunedi di Ottobre.
Questi scemi festeggiano, rendono grazie a tutti tranne che ai loro veri salvatori: gli Indiani!
Anzi, a loro hanno tolto tutto. Che bel ringraziamento!
Fossi un nuovo americano ci mediterei sopra parecchio….

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Quanta falsità!

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La mela dei desideri

Un sito giapponese ha messo in vendita una mela che realizza i desideri d’amore e costa tantissimo

 

Ormai le stranezze della gente, chiamiamole così perchè oggi sono buona, non hanno davvero più limiti!
Questa volta arriva dal Giappone: sul web circolerebbe una magica mela in grado di realizzare i desideri! Soprattutto quelli più sospirati, quelli d’amore.
La mela in questione sarebbe infatti dotata di poteri soprannaturali, in particolare di un filtro magico potentissimo in grado di far cadere chiunque le dia un morso in un passionale e duraturo incantesimo amoroso.
E’ stata  messa in vendita su un sito di un negozio giapponese specializzato in accessori magici col nome di “La mela avvelenata dell’Amore” e promette di far innamorare chiunque.
Le mele magiche proverrebbero dai monti Dewa Sanzen, un’area del Giappone dalla natura incontaminata dove, secondo molte leggende, albergano delle energie spirituali molto potenti. Dopo essere state raccolte dagli alberi magici di quelle zone, le mele verrebbero sottoposte ad una “infusione di magia” in grado di regalare a chi le acquista la capacità di far innamorare chiunque vogliano.
Ovviamente il costo è altissimo: ben  10.800 yen, ossia circa 95 euro per una semplice mela che arriverà a casa vostra in una scatola caratteristica e, soprattutto, con le istruzioni da seguire alla lettera, altrimenti non funziona.
Tra queste c’è il doverla pulire con molta cura e dovizia, e recitare un particolare incantesimo in allegato, ripetuto pensando intensamente alla persona che si vuol fare innamorare.
Infine non resta che farla mangiare al proprio oggetto del desiderio, sia cruda che cotta, l’importante è che vada giù.
Dopo poco tempo, assicurano i venditori, sboccerà l’amore.
Ora, io provengo da una lunghissima dinastia di Druidi e qualcosina d’incantesimi so: non esiste niente che possa far innamorare una persona di un’altra! Ve lo assicuro! Possono esserci pozioni per irretire i sensi per qualche ora, ma solo fisicamente e mai l’amore vero, quello con la A maiuscola.
Quello si conquista, è reciproco ed arriva subito.
E’ esso stesso un incantesimo che, nei casi più fortunati, dura in eterno.
E’ una questione unica di alchimia tra due persone, cosa rarissima tra l’altro, e non c’è pozione o filtro o altro che tengano. E’ il ritrovare la propria altra metà tra altre milioni di persone e riconoscerla: non è cosa da poco. E la magia non può farci un bel niente: contano solo l’intuito e i sensi. I nostri.
Quindi se lei o lui non vi ama, rassegnatevi e non fatevene un’ossessione: in giro c’è la vostra vera metà che vi sta cercando!

 

 

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L’Italia ripudia la guerra… e sticazzi!

Mi raccomando leggetelo tutto perché è un pericolo reale che stiamo correndo tutti. Basta dormire e farsi distrarre da quello che ci propinano:qui ci sono in gioco le nostre vite e la nostra libertà!

Liberi di Essere

Articolo 11
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

SONY DSC

Per uno Stato che ripudia la guerra, spendere ben 64 milioni al giorno (circa 23 miliardi annui) in armamenti e attrezzature tecnologiche con la scusa della difesa, non sembra un buon biglietto da visita. Certo, per uno Stato che vuole farsi rispettare e non vuole dare adito a sentimenti di facile conquista, un po’ di spese nel settore difesa ci stanno tutte. Ma se questo si intromette in ogni conflitto al quale non è legato da alcuna motivazione diretta, allora un pensierino bisogna pur farlo, e bisogna chiedersi a chi…

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Italiani: attenti alle vostre case!!!

E non parlo di pericoli incontrollabili come terremoti, tsunami, tornadi ecc., ma della nuova idea malata e ingiusta del nostro Agnelino Alf ano: questo essere immondo, infatti,si prepara a requisire gli immobili degli italiani per metterci dentro gli immigrati che continua a importare in massa mandandoli a prendere dalla nostra Marina Militare.
Ovviamente quest’ultimo schiaffo in faccia agli italiani sarà reso ufficiale solo dopo il referendum del 4 Dicembre, non si sa mai che a qualcuno girino e poi voti NO.
L’Alf ano e la sua combriccola di mascalzoni hanno in progetto di requisire le seconde case sfitte degli italiani, sapete quelle che magari avete al mare o in montagna, quelle per cui avete fatto tanti sacrifici per comprarle e sulle quali pagate fior di tasse, e non per metterci dentro magari i terrremotati, ai quali sono destinati squallidi container, ma immigrati freschi di sbarco!
E guai a opporsi! A chiunque oserà ribellarsi il tiranno impostore ha promesso il carcere!!!
Si, avete capito bene: non vuoi gli immigrati clandestini, non i profughi ma i clandestini, nel tuo paese, nella tua città o nella tua casa? Bene, vai in galera TU.
I servizi segreti – scrive L’Opinione – pare abbiano già allertato il governo circa eventuali proteste violente da parte di italiani non disposti a farsi requisire l’immobile“. Cosa significa? Secondo l’Opinione, il piano “vista l’eccezionalità dell’evento e la poca disponibilità degli italiani a collaborare all’accoglienza” sarebbe quello di inviare almeno 2mila poliziotti, carabinieri, finanzieri e soldati. Non solo: il ministero di Giustizia sarebbe pronto addirittura a garantire “processi rapidi e disponibilità detentiva” per chi si oppone al piano del Viminale. In parole povere: carcere per chi non è d’accordo e si oppone.
Oltretutto le requisizioni non sarebbero nemmeno retribuite,come un normale affitto:l’Interno non ha i fondi per pagare i proprietari delle case, visto che i soldi sono già impegnati per l’accoglienza degli immigrati nei centri gestiti da coop e onlus.
E….qui viene la botta finale…. il proprietario dovrebbe anche continuare a pagare Imu e Tasi!
Quindi, riassumendo: risparmi una vita per avere una seconda casa per le vacanze o da lasciare ai tuoi figli, o magari la erediti. Ci paghi sopra tutte le tasse del mondo, la tieni pulita,in ordine,  a norma, con tutto a posto, tagli anche l’erba del giardino tutti i mesi e poi….arriva l’Alf ano e la fa occupare GRATIS da immigrati clandestini che la ridurranno come la peggior latrina del mondo ( almeno così testimoniano quelli che hanno avuto la casa occupata da immigrati). E tu? Oltre a non essere più proprietario di casa tua, a non avere più diritto di andare nella tua proprietà e di vederla invasa da estranei, oltre a non ricevere un centesimo d’affitto dagli ospiti sgraditi, DEVI CONTINUARE A PAGARCI LE TASSE!
Puoi chiedere un risarcimento….allo stato, ma con la burocrazia italiana fai in tempo a morire.
E da dove comincerà questo scempio, questa ingiustizia del più bieco comunismo che viola la proprietà privata altrui? Secondo indiscrezioni del Viminale tutto comincerà da Pescara….
E scommetto che non saranno le villette degli imprenditori o dei bancari o dei politicanti vari quelle ad essere espropriate, vero? Le seconde, terze, quarte, quinte….villette di ricconi con barche a seguito: quelle no, non si toccheranno mai!
Pescaresi non mollate! Voi siete i primi, da voi vedranno se cominciare tutto o finirla lì subito. Fate barricate, incazzatevi, insomma: NON FATELI ENTRARE!
Ne va della nostra libertà e dei nostri diritti.
Non soso immaginare cosa succederà se disgraziatamente vincesse il si al referendum….Mi raccomando, votate NO! E rimandiamoli a casa!

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Le Arti Marziali

Chi mi conosce sa già che le Arti Marziali sono una delle mie più grandi passioni: da oltre trent’anni pratico Kung fu Shaolin e Wushu, Jeet kune do e Karate Shotokan, e so usare diversi tipi di armi, dall’arco alla spada al nunchaku fino a pistola e fucile.
Ma cosa sono le Arti Marziali e che significato hanno i loro nomi?
Cercherò di riassumere il più brevemente possibile per chi non le conoscesse.
Innanzitutto il termine marziale deriva da Marte, il Dio della guerra, quindi sembrerebbero tecniche di battaglia  corpo a corpo.
Ma non dimentichiamoci la profonda filosofia che sta alla loro base e che è fondamentale nella loro pratica.
Molte Arti Marziali terminano con Do, che in giapponese significa “arte”, “disciplina” o “strada da seguire”.
Questo termine si ritrova sorpattutto nelle Arti Marziali giapponesi, come il Karate do, che significa “Via della mano vuota”, nel  Judo, “Via della cedevolezza”, nel Kendo,“Via della spada”, nel Tae-kwon-do, “Arte di tirare calci e pugni”, e nell’Aikido,“Via per l’armonia con l’universo”.
Poi ci sono il Ju- Jitsu, che significa “Tecnica della flessibilità”, e il  Sumo, che vuol dire “Strattonarsi”.
Wushu- Kung-fu, invece, significa “Maestria nell’arte della guerra”
Le prime Arti Marziali di cui si abbia notizia risalgono a ben 5ooo anni fa, in Medio Oriente, precisamente in Mesopotamia: lo testimoniano un bronzetto e un bassorilievo che raffigurano uomini in tipiche posture da combattimento.
Dalla Mesopotamia vennero poi esportate dal grande Alessandro Magno e dal suo esercito in India, e i seguito in Cina e in tutto l’Oriente dove si svilupparono e si divisero in centinaia di discipline diverse.
La più antica e famosa nacque 1500 anni fa nel monastero di Shaolin -si, “Giovane Foresta”, nella provincia dello Henan cinese.
Qui il monaco buddista indiano Bodhidharma, vissuto tra il V e il VI secolo dopo Cristo   fondò la setta Chan, che in Giappone si chiamerà Zen, e insegnò ai monaci tecniche di lotta a mani nude sia per difendersi dai banditi che per avere maggiore concentrazione nei momenti di meditazione.
Nacque così il Kung fu Shaolin, la mia Arte Marziale preferita: un’unione di combattimento e filosofia interiore che ti portano fino ai profondi abissi di te stesso.
I monaci Shaolin univano all’abilità fisica una potente forza spirituale che li rendeva, e li rende ancora oggi, dei guerrieri praticamente invincibili.
Come dicevamo dalla Cina la dottrina del monaco Bodhidharma si diffuse in tutto l’Oriente, soprattutto in Giappone, tra le classi sociali più alte e tra gli appartenenti alla casta dei guerrieri, i famosi grandissimi Samurai.
Quando con la dinastia Meiji,nel 1877, fu abolita la casta dei Samurai, le Arti Marziali si diffusero anche tra il popolo proprio grazie agli insegnamenti pubblici degli stessi Samurai.
In Europa si sviluppò, durante il periodo napoleonico, il Savate, o boxe francese, un’insieme di colpi di boxe con tecniche di gambe.
Più di recente si svilupparono anche la capoeira tra gli schiavi negri delle americhe, e  la kick boxing intorno agli anni ’70.
Altre Arti Marziali da menzionare sono la Mae Mai Muay Thaj Boran, nata nel 200 a.C. per mano della tribù degli Ao-Lai che migrarono dal nord dell’India fino al Siam, da cui deriva la Muay Thai, e il Krav maga, nato agli inizi del XX secolo: uno stile di combattimento a mani nude usato dalle squadre antiterrorismo israeliane e considerato un ottimo rimedio nei corsi di auto difesa.
Allora, cosa state aspettando? Correte ad iscrivervi ad una delle tante bellissime Arti Marziali che ci sono: scegliete quella che più si adatta al vostro fisico e alla vostra mente e….buon allenamento!

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Il Maestro Gichin Funakoshi fondatore dello stile Shotokan del Karate

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Il Maestro Bodhidharma

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Vergogna Grecia!

In Grecia aboliscono il greco antico!

Ormai è chiaro che dove esiste il comunismo esiste l’ignoranza!
L’ultimo caso nella Grecia, culla della cultura classica, del sinistro Tsipras, in cui l’ex ministro greco dell’Istruzione e della Ricerca del governo Syriza, Nikos Philis, ha dichiarato convinto:

«Insegnare il greco antico al ginnasio? È contronatura. Costringere un ragazzo a tradurre una versione di Tucidide? Un’inutile tortura».

 

E il  nuovo ministro dell’Istruzione e della Cultura, da Kostas Gavroloy, docente di Storia della Scienza all’Università di Atene non si è ancora premurato di smentire o contestare le malate idee del suo predecessore.
Così afferma rammaricato a Il Giornale Thanos Veremis, docente di Storia greca all’Università di Atene:

«Philis è stato sostituito solo perché aveva minacciato di ridurre anche le ore di religione: e la Chiesa qui in Grecia è una potenza. Il greco antico, invece, è un facile bersaglio: Tsipras cerca di raccogliere voti fra coloro che vogliono un diploma di maturità facile per i propri figli, un foglio di carta e via».

Tsipras come Frottolo, dunque? Cerca voti facili?  E io che un tempo ne ho avuto un certo rispetto!

Per fortuna, riporto da Il Giornale, a scandalizzarsi sono stati centinaia di docenti universitari dall’Australia all’Europa, riuniti nella FIEC (Federazione Internazionale delle Associazioni di Studi Classici), presieduti proprio da un italiano, Franco Montanari, grecista dell’Università di Genova. Montanari, a nome della Fiec, ha spedito al governo ateniese una lettera infuocata, dove esprime stupore e profonda preoccupazione per i progressivi tagli delle ore di greco classico avvenuti specialmente negli ultimi due anni nel Paese dove la lingua di Sofocle e Platone dovrebbe essere motivo di orgoglio nazionale. In particolare: tre ore in meno al ginnasio. Mentre è stato abolita al liceo la traduzione del celebre discorso Epitaffio pronunciato da Pericle per i caduti della guerra del Peloponneso, riportato dallo storico Tucidide: un inno alla democrazia ateniese.
Ma come si fa a cancellare il greco antico dall’insegnamento????
Ci rendiamo conto??? Come quegli ignoranti, stranamente sempre di sinistra, che hanno definito il latino una lingua morta!
Queste sono le nostre lingue, la nostra cultura, le nostre radici: non si possono cancellare!!!
Nemmeno per i diplomi facili per gli ignoranti che non hanno voglia di studiare o per l’incessante arrivo di arabi che stanno imponendo la loro di cultura: in sempre più scuole in Europa si studia l’islam e l’arabo, cose che non centrano un fico secco con la cultura occidentale: sarebbero loro a dover imparare la nostra se vogliono vivere qui. Greco antico e latino compresi.

Ma non scherza nemmeno il Centro Destra ( e sottolineo CENTRO, non Destra).
In Finlandia, infatti, non sarà più obbligatorio insegnare a scrivere in corsivo nelle scuole primarie, ma solo in stampatello…

«Vogliamo che i bambini imparino la scrittura liquida, cioè quella delle tastiere dei computer e dei touch screens»-  spiegò l’anno scorso Minna Harmanen, responsabile delle linee guida del ministero della Pubblica istruzione.

Andiamo bene! Di questo passo esiteranno solamente una massa di ignoranti internauti facilmente plagiabile dai burattinai, tutti riuniti sotto l’unico pensiero!
Una ribellione, almeno culturale, è d’obbligo!
Difendiamo quello che siamo da chi vuole distruggerci e dominarci! Svegliaaaa!!!!

 

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Siamo all’inizio della guerra del Peloponneso – Atene è al massimo della sua potenza –: alla fine del primo anno Pericle commemora, secondo la tradizione della città, i caduti ateniesi. Con grande maestria Tucidide utilizza questa occasione per far comprendere al lettore come gli Ateniesi “vivevano” l’éthos della loro città.

 

Tucidide, Storie, II, 34-36

 

1             (36) Comincerò prima di tutto dagli antenati: è giusto infatti e insieme doveroso che in tale circostanza a loro sia tributato l’onore del ricordo.

2             Questo paese, che essi sempre abitarono, libero lo trasmisero ai discendenti che li seguirono fino al nostro tempo, e fu merito del loro valore. Se però degni di lode sono essi, ancora di piú lo sono i padri nostri, che, oltre a quello che avevano ereditato, conquistarono il dominio che possediamo, quant’esso è grande, e a prezzo di gravi sacrifici a noi d’oggi lo lasciarono. Quello che abbiamo in piú l’abbiamo aggiunto noi qui presenti che siamo ancora nell’età matura e abbiamo fatto sí che la nostra città, in tutti i campi, fosse a sé piú che mai bastante e per la guerra e per la pace.

3             Tralascerò di ricordare le loro imprese belliche, ciò che con ciascuna di esse fu conquistato o se con slancio abbiamo, noi o i padri nostri, respinto l’invasore, fosse barbaro o greco a noi ostile: non voglio dilungarmi con coloro che sanno ogni cosa. Passerò quindi a tessere l’elogio di costoro, dopo però aver messo in luce con quale sistema di vita giungemmo a tanto e in virtú di quale forma di governo e con quali abitudini s’ingrandí il nostro dominio; convinto come sono che in questo momento non è sconveniente parlarne e che per tutta la folla dei cittadini e dei forestieri sarà utile ascoltarlo.

4             (37) Noi abbiamo una forma di governo che non guarda con invidia le costituzioni dei vicini, e non solo non imitiamo altri, ma anzi siamo noi stessi di esempio a qualcuno. Quanto al nome, essa è chiamata democrazia, poiché è amministrata non già per il bene di poche persone, bensí di una cerchia piú vasta: di fronte alle leggi, però, tutti, nelle private controversie, godono di uguale trattamento; e secondo la considerazione di cui uno gode, poiché in qualche campo si distingue, non tanto per il suo partito, quanto per il suo merito, viene preferito nelle cariche pubbliche; né, d’altra parte, la povertà, se uno è in grado di fare qualche cosa di utile alla città, gli è di impedimento per l’oscura sua posizione sociale.

5             Come in piena libertà viviamo nella vita pubblica cosí in quel vicendevole sorvegliarsi che si verifica nelle azioni di ogni giorno, noi non ci sentiamo urtati se uno si comporta a suo gradimento, né gli infliggiamo con il nostro corruccio una molestia che, se non è un castigo vero e proprio, è pur sempre qualche cosa di poco gradito.

6             Noi che serenamente trattiamo i nostri affari privati, quando si tratta degli interessi pubblici abbiamo un’incredibile paura di scendere nell’illegalità: siamo obbedienti a quanti si succedono al governo, ossequienti alle leggi e tra esse in modo speciale a quelle che sono a tutela di chi subisce ingiustizia e a quelle che, pur non trovandosi scritte in alcuna tavola, portano per universale consenso il disonore a chi non le rispetta.

7             (38) Inoltre, a sollievo delle fatiche, abbiamo procurato allo spirito nostro moltissimi svaghi, celebrando secondo il patrio costume giochi e feste che si susseguono per tutto l’anno e abitando case fornite di ogni conforto, il cui godimento quotidiano scaccia da noi la tristezza.

8             Affluiscono poi nella nostra città, per la sua importanza, beni d’ogni specie da tutta la Terra e cosí capita a noi di poter godere non solo tutti i frutti e prodotti di questo paese, ma anche quelli degli altri, con uguale diletto e abbondanza come se fossero nostri.

9             (39) Anche nei preparativi di guerra ci segnaliamo sugli avversari. La nostra città, ad esempio, è sempre aperta a tutti e non c’è pericolo che, allontanando i forestieri, noi impediamo ad alcuno di conoscere o di vedere cose da cui, se non fossero tenute nascoste e un nemico le vedesse, potrebbe trar vantaggio; perché fidiamo non tanto nei preparativi e negli stratagemmi, quanto nel nostro innato valore che si rivela nell’azione.

10           Diverso è pure il sistema di educazione: mentre gli avversari, subito fin da giovani, con faticoso esercizio vengono educati all’eroismo; noi, invece, pur vivendo con abbandono la vita, con pari forza affrontiamo pericoli uguali. E la prova è questa: gli Spartani fanno irruzione nel nostro paese, ma non da soli, bensí con tutti gli alleati; noi invece, invadendo il territorio dei vicini, il piú delle volte non facciamo fatica a superare in campo aperto e in paese altrui uomini che difendono i propri focolari.

11           E sí che mai nessuno dei nemici si è trovato di fronte tutta intera la nostra potenza, dato che noi rivolgiamo le nostre cure alla flotta di mare, ma anche, nello stesso tempo, mandiamo milizie cittadine in molti luoghi del continente. Quando gli avversari vengono a scontrarsi in qualche luogo con una piccola parte delle nostre forze, se riescono ad ottenere un successo parziale si vantano di averci sbaragliati tutti e se sono battuti, vanno dicendo, a loro scusa, di aver ceduto a tutto intero il nostro esercito. E per vero se noi amiamo affrontare i pericoli con signorile baldanza, piuttosto che con faticoso esercizio, e con un coraggio che non è frutto di leggi, ma di un determinato modo di vivere, abbiamo il vantaggio di non sfibrarci prima del tempo per dei cimenti che hanno a venire e, di fronte ad essi, ci dimostriamo non meno audaci di coloro che di fatiche vivono. Se per questi motivi è degna la nostra città di essere ammirata, lo è anche per altre ragioni ancora.

12           (40) Noi amiamo il bello, ma con misura; amiamo la cultura dello spirito, ma senza mollezza. Usiamo la ricchezza piú per l’opportunità che offre all’azione che per sciocco vanto di parola, e non il riconoscere la povertà è vergognoso tra noi, ma piú vergognoso non adoperarsi per fuggirla.

13           Le medesime persone da noi si curano nello stesso tempo e dei loro interessi privati e delle questioni pubbliche: gli altri poi che si dedicano ad attività particolari sono perfetti conoscitori dei problemi politici; poiché il cittadino che di essi assolutamente non si curi siamo i soli a considerarlo non già uomo pacifico, ma addirittura un inutile.

14           Noi stessi o prendiamo decisioni o esaminiamo con cura gli eventi: convinti che non sono le discussioni che danneggiano le azioni, ma il non attingere le necessarie cognizioni per mezzo della discussione prima di venire all’esecuzione di ciò che si deve fare.

15           Abbiamo infatti anche questa nostra dote particolare, di saper, cioè, osare quant’altri mai e nello stesso tempo fare i dovuti calcoli su ciò che intendiamo intraprendere: agli altri, invece, l’ignoranza provoca baldanza, la riflessione apporta esitazione. Ma fortissimi d’animo, a buon diritto, vanno considerati coloro che, conoscendo chiaramente le difficoltà della situazione e apprezzando le delizie della vita, tuttavia, proprio per questo, non si ritirano di fronte ai pericoli.

16           Anche nelle manifestazioni di nobiltà d’animo noi ci comportiamo in modo diverso dalla maggior parte: le amicizie ce le procuriamo non già ricevendo benefici, ma facendone agli altri. È amico piú sicuro colui che ha fatto un favore, in quanto vuol mettere in serbo la gratitudine dovutagli con la benevolenza dimostrata al beneficato. Chi invece tale beneficio ricambia è piú tiepido, poiché sa bene che ricambierà non per avere gratitudine, ma per adempiere un dovere. Noi siamo i soli che francamente portiamo soccorso ad altri non per calcolo d’utilità, ma per fiduciosa liberalità.

17           (41) In una parola, io dico che non solo la città nostra, nel suo complesso, è la scuola dell’Ellade, ma mi pare che in particolare ciascun Ateniese, cresciuto a questa scuola, possa rendere la sua persona adatta alle piú svariate attività, con la maggior destrezza e con decoro, a se stesso bastante.

18           E che questo che io dico non sia vanto di parole per l’attuale circostanza, ma verità comprovata dai fatti, lo dimostra la potenza stessa di questa città che con tali norme di vita ci siamo procurata.

19           Sola infatti, tra le città del nostro tempo, si dimostra alla prova superiore alla sua stessa fama ed è pure la sola che al nemico che l’assale non è causa di irritazione, tale è l’avversario che lo domina; né ai sudditi motivo di rammarico, come sarebbe se i dominatori non fossero degni di avere il comando. Con grandi prove, dunque, non già senza testimoni, avendo noi conseguito tanta potenza, da contemporanei e da posteri saremo ammirati; non abbiamo bisogno di un Omero che ci lodi o di altro poeta epico che al momento ci lusinghi, mentre la verità toglierà il vanto alle presunte imprese, noi che abbiamo costretto ogni mare e ogni terra ad aprirsi al nostro coraggio; ovunque lasciando imperituri ricordi di disfatte e di trionfi.

20           Per una tale città, dunque, costoro nobilmente morirono, combattendo perché non volevano che fosse loro strappata, ed è naturale che per essa ognuno di quelli che sopravvivono ami affrontare ogni rischio.

21           (42) Per questo io mi sono diffuso a parlare dei pregi della nostra città: per dimostrare che, nella lotta, la posta è ben piú elevata per noi che non per quelli che non hanno nulla di simile da vantare e per fondare su chiare prove l’elogio che intendo pronunciare. Anzi il piú è già stato detto: poiché fu proprio la virtú di questi uomini e di quelli a loro simili che rese splendente il serto di gloria della nostra città, della quale ho tessuto le lodi. Non sono molti i Greci le cui imprese siano all’altezza di un tale elogio, come per costoro. A mio avviso, anzi, questo genere di morte dimostra in pieno la vera virtú dell’uomo: ne costituisce non solo la prima rivelazione, ma anche l’estrema conferma. Poiché giustizia vuole che sia posto in primo piano anche il valore mostrato nelle guerre per la patria da coloro che, per il resto, non brillarono di buona luce: con l’eroismo essi cancellarono le macchie precedenti e maggiore fu l’utile che apportarono al bene comune, che non il danno derivato dai loro difetti privati. Di costoro nessuno fu indotto a viltà per la brama di poter ancora oltre godere il frutto dei suoi beni di fortuna; né per la speranza di sfuggire la povertà e di poter quindi in seguito diventar ricco cercò pretesti o indugi di fronte al cimento. Ma a tutto ciò stimarono preferibile la vendetta contro i nemici; e, convinti che fra i pericoli quello affrontato per la patria è il piú splendido, con tale rischio vollero punire gli avversari e aspirare a questi beni. Alla speranza affidarono l’incertezza del successo, ma all’atto pratico, di fronte alla realtà evidente, ritennero di poter nutrire fiducia nel proprio valore. Nel fervore della lotta, preferendo anche morire piuttosto che salvarsi cedendo, fuggirono il disonore, sostenendo la lotta a prezzo della vita: e, nell’attimo bruciante della sorte, al sommo del coraggio cosciente, non già nel terrore, morirono.

22           (43) Essi furono, dunque, di quella tempra che l’onore di Atene richiedeva: tutti gli altri devono augurarsi una decisione piú fortunata sí, ma non meno audace e indomabile volerla di fronte ai nemici, avendo di mira non soltanto a parole il bene dello stato (ognuno potrebbe di fronte a voi, che pur non ne siete all’oscuro, dilungarsi molto ad enumerare tutti i vantaggi che la vittoriosa resistenza ai nemici comporta), ma piuttosto di giorno in giorno contemplando, in fervore d’opere, la grandezza della nostra città, che deve essere oggetto del vostro amore. E quando essa veramente grandeggi davanti alla vostra immaginazione, pensate che tale la fecero uomini dal cuore saldo e dall’intelligenza pronta al dovere, sorretti nelle imprese dal sentimento dell’onore: e se mai, alla prova, talvolta fallirono, non ritennero di dover defraudare la città almeno del loro valore; anzi le offersero, prodighi, il piú splendido contributo. Facendo nell’interesse comune sacrificio della vita, si assicurarono, ciascuno per proprio conto, la lode che non invecchia mai e la piú gloriosa delle tombe; non tanto quella in cui giacciono, quanto la gloria che resta eterna nella memoria, sempre e ovunque si presenti occasione di parlare e di agire. Per gli uomini prodi, infatti, tutto il mondo è tomba e non è solo l’epigrafe incisa sulla stele funebre nel paese loro che li ricorda; ma anche in terra straniera, senza iscrizioni, nell’animo di ognuno vive la memoria della loro grandezza, piuttosto che in un monumento. Ora, dunque, proponetevi di imitarli e, convinti che la felicità sta nella libertà e la libertà nell’indomito coraggio, non fuggite i rischi della guerra.

23           Poiché non sono i miseri che possono far gettito della vita, essi che nulla di buono possono sperare; ma è piú giusto che la gettino allo sbaraglio coloro per i quali, mentre ancora vivono, un grave rischio sarà la sorte contraria e molto amara la differenza di condizione, se saranno sconfitti.

24           Ben piú doloroso, infatti, è, almeno per un uomo d’alto sentire, l’infortunio col marchio della viltà che non la morte affrontata con fortezza, arrisa dalla comune speranza, trapasso che giunge inavvertito.

25           (44) Per questo, o genitori dei caduti quanti qui siete, non vi compiango, ma cercherò piuttosto di confortarvi. Sapete, infatti, di esser cresciuti fra le piú varie vicende: felice solo chi ebbe in sorte la piú splendida delle morti, come ora costoro, e il piú nobile dei dolori, come voi. Beati coloro che videro la gioia della vita coincidere con una morte felice.

26           So che è difficile, senza dubbio, convincervi di questa verità; tanto piú che spesso il vostro ricordo sarà sollecitato dall’altrui felicità, che un giorno pure voi rendeva orgogliosi: dolore vero non ha chi si trova privo di beni di cui non ha esperimentato il valore; ma chi, dopo una dolce abitudine, si vede strappata la sua gioia. Eppure bisogna dar prova di forza anche nella speranza di altri figli, chi è in età di poterne ancora avere: i nuovi germogli attenueranno nel cuore di alcuni, in privato, il dolore cocente per quelli che piú non sono e alla città apporteranno un duplice vantaggio: rifiorire di vita e sicurezza nei pericoli. Non è possibile, infatti, che deliberino in modo imparziale e giusto coloro che non abbiano, come gli altri, dei figli da esporre ai pericoli. E voi quanti ormai siete avanti nell’età considerate come un guadagno la parte piú lunga della vita che avete vissuto felici; pensate che quello che vi resta sarà un tratto breve, e la gloria di costoro vi sia di sollievo. L’amore della gloria è l’unico che non invecchia mai e nella tarda età non dà tanta gioia l’accumular ricchezza, come dicono alcuni, quanta piuttosto ne procura il ricevere onori.

27           (45) Per voi, figli o fratelli dei caduti che mi ascoltate, io prevedo una difficile gara (tutti, infatti, amano lodare chi non è piú) e a fatica, pur con un merito maggiore, potrete esser giudicati non dico pari ad essi, ma di poco ad essi inferiori. Nel confronto tra vivi, contro l’emulo s’avventa l’invidia; chi invece non può piú essere d’ostacolo viene lodato con benevolenza senza rivalità.

28           E se devo fare un accenno anche alla virtú delle donne, per quante ora si troveranno in vedovanza, comprenderò tutto in questa breve esortazione. Gran vanto per voi dimostrarvi all’altezza della vostra femminea natura; grande è la reputazione di quella donna di cui, per lode o biasimo, si parli il meno possibile fra gli uomini.

29           (46) Ho terminato; nel mio discorso, secondo la tradizione patria, ho detto quanto ritenevo utile; di fatto, coloro che qui sono sepolti hanno già avuto in parte gli onori dovuti. Per il resto, i loro figli da oggi saranno mantenuti a spese dello stato fino alla virilità: è questa l’utile corona che per siffatti cimenti la città propone e offre a coloro che qui giacciono e a quelli che restano. Là dove si propongono i massimi premi per la virtú, ivi anche fioriscono i cittadini migliori.

30           Ora, dopo aver dato il vostro tributo di pianto ai cari che avete perduto, ritornatevene alle vostre case.

 

(Tucidide, La guerra del Peloponneso, Mondadori, Milano, 1971, vol. I, pagg. 121-128)

 

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